Fino a qualche decina di anni fa, a seconda delle possibilità economiche delle famiglie, venivano usati materassi con diversi tipi di interni. Dai più poveri de scartòssi (cartoccio delle pannocchie), de crine, de pena (penne di pollame vario), de coconèla (cascame di lana ricavato da vecchi indumenti o cotone), ai migliori in lana che però dopo qualche anno dovevano essere rifatti. Alcuni artigiani con la cardatrice a balasìn battevano la lana per renderla ancora soffice, se necessario cambiavano la tela esterna e rifacevano completamente el stramasso.
Si ricordano Piero Fuche Foladore che abitava in corte dei Toldi. Spesso si posizionava all’ombra, sotto le mura del Collegio Vescovile in via Corradini, in seguito costruì il laboratorio in via S. Gaetano.


In via G. Marconi c’era Umberto Zanze Tezza detto Pippone perché per prendersi in giro a riguardo del suo naso prominente diceva “una buona casa deve avere un buon camino”. Egli, oltre ad eseguire il lavoro a domicilio aveva un piccolo laboratorio di tappezzeria in corte Carolina in centro città. Spesso si recava nei paesi limitrofi ed anche a Tonezza del Cimone dove rifaceva completamente i materassi di interi alberghi. Rimaneva via da casa anche due mesi di seguito. Nato nel 1912 è deceduto nel 1972.
Gianni Pandora Giovanni Zambon di via Corso Campagna, poco oltre il Ponte dei Quarèi, aveva un suo laboratorio.
Luigi Campeotto di via G. Marconi.