Nel 1949 Gianni Balasso, di appena 5 anni e che abitava in corte Luca di via Dell’Eva, subì un grave incidente stradale.
Un pericoloso “gioco” praticato dai ragazzi (vivevano in strada), era di aggrapparsi alla sponda posteriore dei lunghi carretti trainati dai cavalli che transitavano per la via e farsi portare per lunghi tratti.
Un giorno Gianni e sua cugina volevano andare in corte Manea-Fiaschi di via Chilesotti a vedere una nipotina appena nata.
Passò un carretto che aveva appena scaricato legna e segatura (le famiglie la usavano per pulire i pavimenti e per bruciarla nella stufa), loro si aggrapparono, ma giunti all’incrocio con via S. Rocco, il ragazzino si staccò perché aveva bisogno delle mani libere per stropicciarsi gli occhi nei quali era entrata la polvere di segatura. Mentre attraversava la strada venne investito da un camion Lancia Trerò che aveva i parafanghi molto alti: il piccolo fece il giro completo della ruota davanti.
Creduto morto, gli vennero somministrati gli Oli Santi e portato all’ospedale Boldrini, in bicicletta, avvolto in un asciugamano. Aveva il cranio squarciato, un braccio ed una gamba schiacciati. Si salvò e dopo quarantacinque giorni tornò a casa.
È ancora qui, a raccontarci della sua amata contrà Rovere.