La saggezza popolare espressa in poche parole un tempo era molto diffusa. Ancora oggi i proverbi del passato sono per la “gente di una certa età” regole di vita e di giudizio ancora valide. Tramandati di bocca in bocca, questi detti sono giunti fino ai nostri giorni arricchendo anche la nostra vita del loro inalterato buon senso.

“bassa ciara, montagna scura, mettete in viaio e non aver paura”
“montagna scura, bassa ciara, passa l’orto e non passar l’ara”
“xe la matina che impiena la manina”
“xe la gùceta che impiena la caʃéta”
“capello canuto non è creduto, è il viso rugato che dice il fatto”
“non goder del mal che io provo, quando il mio è vecchio, il tuo sarà nuovo”
“che caval ca tachen stamattina?” —  “quel vec che l’è più seuso”
“un bel tacer, non fu mai scritto”
“col filo dea polènta, se ciapa tutti”
(se qualcuno combina qualcosa durante il giorno e scappa, quando è ora di mangiare, tutti tornano intorno alla tavola)
“le cose belle son quelle fatte da sé”
“casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, mi sembri un’abbazia”
“donna lesta, sempre in festa”
“donna lenta, sempre intenta”
“donna e buoi dai paesi tuoi”
“freddo, fredessa aspettami a Natale a messa, se non mi trovi per la via, aspettami all’Epifania”
“a Nadal un pie de gal, a Pasquetta un’oretta”
“le meraviglie non si seminano, nascono da sole”
“chi non lavora de pena, lavora de schena”
“nuvole rosse: o vento o posse”
“stai lontano dai cani e dai molini, e dai padroni vicini”
“se el Suman gà el capeo, se non piove ‘ncò, doman fa beo”
“Natale al fuoco, Pasqua al gioco”              “Natale al gioco, Pasqua al fuoco”                                   “sole e pioggia, el Diavolo se pètena”
“anche la regina ha bisogno della vicina”
“pèsse e tacóni mantien Conti e Baruni —  chi non ghi nà, fa il ga-ga”
“o pì tera o manco armenti”

storia del Rione della Conca di Thiene