i caʃolìni
Fino all’apertura dei supermercati, nel nostro quartiere, come in tutta la città, c’erano molti negozi di alimentari: i caʃolìni chiamati anche pizzicagnoli perché vendevano la merce anche in piccolissime quantità (pizzichi). Quasi tutto veniva venduto sfuso: la pasta era tenuta in una cradènza con i vari cassetti che avevano un vetro nella parte anteriore per mostrare il formato che c’era all’interno. Lo zucchero veniva accartocciato nella carta da sùcaro, i crauti erano dentro ad una mestèla. Il caffè era venduto macinato, spesso venivano mescolate due qualità, una meno costosa. Si vendeva anche formaggio grattato al momento, farina gialla e bianca, pepe macinato, spezie, mostarda, marmellata, pésse pòpolo, sgombro e tonno. Le massaie si portavano da casa la bottiglietta per l’olio e il fiasco per il vino. La conserva che veniva spalmata con un cucchiaio direttamente su una carta, serviva per una pastasciutta e costava 20 franchi.
Si poteva acquistare anche l’òjo fumante (acido solforico) che serviva a fregare el caliéro (lucidare il paiolo della polenta e i rami in genere).
Fino agli anni ’60 i negozi di alimentari erano aperti tutti i giorni feriali e la domenica mattina, quando però si potevano vendere solamente pane fresco e latte.
Molte famiglie andavano regolarmente a fare gli acquisti con el libreto dove il negoziante annotava la spesa. Il conto veniva saldato “quando che gavarò i schèi” (di solito era ogni quindici giorni, quando prendevano i soldi della paga). Alle massaie che facevano la spesa solo saltuariamente, la cifra veniva annotata su un grande registro, in ordine alfabetico, a loro veniva consegnato il conto su un foglietto scritto a mano.
Era consuetudine dei vari caʃolìni a Natale donare la regalia ai clienti: ai più assidui una bottiglia di spumante e un panettone, agli altri solo il panettone o solo la bottiglia. L’usanza è stata tolta quando gli operai hanno iniziato a ricevere il pacco natalizio dal datore di lavoro.
All’inizio di via Chilesotti c’era il negozio (emporio) di alimentari di Luigi Conzato detto Jijo Monca che vendeva anche sale e tabacchi. La figlia Bruna ha sposato Gianni Pandolfo che dal 1980 al 1988 è stato Presidente della Provincia di Vicenza e Presidente dell’Autostrada Brescia-Padova.
In seguito il negozio è stato rilevato da Severo De Toni.
Nel 1962 Severo ha acquistato il caʃolìn della signora Agnese Saggin in via Chilesotti all’angolo con la corte dei Zanoti e lo ha dato in gestione ai nipoti Leonzio e Antonio Zanella. Il negozio inizialmente era gestito dalla famiglia Pasquale, prima del suo trasferimento in via De Marchi.
Del negozio di Severo De Toni in via Chilesotti scriviamo a parte.
La famiglia Conzato ha gestito ancora per qualche anno il tabachìn mentre nel negozio di alimentari sono subentrati Pettinà, Romana Dagli Orti, Sante Santacatterina, finché non è stato chiuso definitivamente.
Qualche anno dopo tutto il complesso, compresa l’ex casa colonica della famiglia Balasso, è stato acquistato dai fratelli Lovisetto che vi hanno aperto un negozio di scarpe.
Lo storico e mitico caʃolìn Albarelli di via Dell’Eva è stato condotto per ben 60 anni dal signor Rino, assieme alla moglie, fino al 2011. Prima di lui il negozio era gestito dalla famiglia Brunale.
All’inizio della stessa via, c’è da moltissimi anni il negozio di alimentari che Fagarazzi, nel lontano 1957, ha rilevato da Barbieri. Da allora Oddone Fagarazzi, la moglie ed in seguito il figlio Paolo Marcello e consorte, lo continuano a gestire. Fino a qualche anno fa nel negozio venivano venduti insaccati e la carne dei maiali acquistati vivi. Il massante Maran (Conzato) che abitava in via Chilesotti andava nella loro abitazione a copare i màs-ci e a farli su.
Purtroppo è l’unico caʃolìn ancora in attività di tutto il quartiere, tutti gli altri hanno chiuso i battenti: chi per raggiunta età della pensione, chi anche a causa della spietata concorrenza dei supermercati.
All’incrocio fra via Chilesotti e S. Rocco c’era il negozio della famiglia Ferrracina che lo ha gestito dal 1936 al 1988. Fino al 1965 aveva anche il forno per il pane.
In via S. Antonio nel 1969 Antonio Zanella, nipote di Severo De Toni, ha rilevato il negozio di Teodosio Cenci che lo aveva aperto cinque anni prima, nel periodo della costruzione delle abitazioni della nuova lottizzazione. Ha cessato l’attività nel 1989 quando gli è subentrato Giuseppe Arnaldi con il negozio di stoffe, chiuso poi nel 2009.
In via G. Marconi c’erano i negozi dea Pojeta Caterina Poggia e di Enrico Boninsegna, chiuso a metà degli anni ‘80.
In via S. Gaetano, al Bosco, c’era il caʃolìn dea Celestina (i proprietari erano Luigi Tessaro e Celestina Villani) e in via De Marchi il caʃolìn dea Italia Pasquale.
di Gianni D. F. 1.336
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