Siamo nel 1933 e si attua il progetto di ristrutturazione delle mura di via San Gaetano e di via dei Quartieri e contemporaneamente si decide di realizzare il capitello dedicato a San Gaetano. Diventerà luogo di sosta, di riposo, di ritrovo e anche di innamoramenti.

Anni ’20 Mura di recinzione dell’angolo fra via S.Gaetano e via Dei Quartieri prima del restauro.

Qualche anno prima, nel novembre del 1922, era arrivato in Conca, come curato, don Pietro Bonato; sarà per tutti e per sempre don Pieretto. Comincia con lui il percorso per formare una comunità cristiana che vivesse i principi del Vangelo e desse testimonianza serena ed amichevole di una umanità aperta e ospitale.

don Pieretto

Prima, religiosamente, c’era un unico riferimento alla parrocchia del Duomo anche se, nella chiesetta di San Girolamo, veniva celebrata una messa alla domenica. È con don Pieretto che comincia una costante presenza del sacerdote in questo quartiere della Conca, quartiere che era guardato con una certa diffidenza se non considerato di basso livello. E quando noi parliamo di “come eravamo” raccontiamo anche la strada su cui si è incamminati, e quando descriviamo il nostro quartiere noi lo costruiamo anche.
Senz’altro son diverse le parole che usiamo per dire il bisogno di socialità di questo nostro tempo: consensocondivisionecorresponsabilitàcontatto, così vicina questa parola che parla di contagio che contiene qualcosa di virale e che abbiamo sperimentato in questi due ultimi anni.  E non è finita!

E se il vocabolario si è arricchito, non è detto che la realtà di questo quartiere non fosse riuscita a maturare un senso di appartenenza e di socialità, di corresponsabilità e direi anche di fraternità.
L’esperienza vissuta in via Marconi negli anni ‘40/’50, con famiglie di sette figli al piano terra e altri sette al piano superiore, dice più di qualche testo di sociologia. Era un bel centro Thiene, ma era diviso anche se non conflittuale: c’era il centro, c’era “in sima Thiene”, c’era la Conca. Dove si stava si creava un’appartenenza, si rispettavano le regole, si trovava un’identità. L’appartenenza non era solo il luogo di mediazione sociale, ma anche dello scambio di convinzioni, di valori, di relazioni, quasi alternative se non opposte ad altre visioni del mondo. Quell’appartenenza era anche il luogo delle scelte di bandiera, di colore politico, fin quasi ad arrivare a divisioni come regole del gioco. Si diceva che era il quartiere dei “rossi”. Ma all’interno del patronato, a fianco della chiesetta, nascevano gruppi di formazione umana e di catechesi, l’Azione Cattolica, le attività sportive.
E a dar mano a don Pieretto vengono, uno dopo l’altro, don Mansueto Parolin, don Giuseppe Lionzo, don Carlo Bontà, don Angelo Piccini. Si stava formando una Comunità. Ho ancora davanti agli occhi i funerali di don Angelo Piccini, morto in un incidente d’auto nel novembre del 1964. C’era davvero tutta la Comunità della Conca che attraversava le vie di Thiene, mentre la bara era portata a spalle dai giovani del patronato con altri dodici a fianco per dare il cambio.

Non sono mancate certo, in questa fase di crescita, le difficoltà e le incomprensioni, dovute a visioni diverse per quanto riguardava la pastorale sociale e formativa e che forse si riallacciavano anche a una giustificata richiesta di indipendenza dal centro, dal Duomo. E, a dire il vero, anche da alcune scelte di gestione economica delle attività ed iniziative che andavano oltre alle vere possibilità economiche della parrocchia. Sono stati davvero momenti difficili verso la fine degli anni ’60 e i primi degli anni ’70: incomprensioni e accuse reciproche dentro la comunità e anche nei rapporti con le altre parrocchie e l’Amministrazione Comunale.

don Renzo Rizzato

Toccò a don Renzo Rizzato il non facile compito di rasserenare l’ambiente e gli animi dei più riottosi! Ci riuscì con la carica umana e col suo carisma di persona aperta e saggia, umile e schietta. E sono stati gli anni di don Renzo quelli di ripresa a livello formativo e pastorale tenendo conto che il quartiere si andava sviluppando con nuovi insediamenti e che si definivano nuove iniziative anche nell’attività del centro comunitario frequentato da un numero crescente di ragazzi/e con il supporto di animatori e volontari. Anche la piccola chiesa di San Girolamo non bastava più. E così nel 1986 fu don Francesco Calore che diede inizio ai lavori per la nuova chiesa portata a compimento da don Andrea Stevanin, bella figura di prete sincero e onesto, ma prima ancora uomo vero con la concretezza del montanaro, non individualista ma appassionato per una chiesa comunione. “Camminiamo insieme” era l’invito dentro ogni omelia.

È la sinodalità di questi nostri giorni che significa coinvolgimento di tutto il popolo di Dio, partecipazione di tutti/e, di quelli che frequentano e di quelli che si sono allontanati ma che non hanno abbandonato. Significa fare un cammino insieme: ma verso dove e con quale obiettivo?
La nostra civiltà cristiana ha senz’altro rivoluzionato la storia e cambiato le città. Ma la società non è più cristiana e la presenza dei cattolici “nella costruzione della polis in Italia – dice Enzo Bianchi – non solo si è affievolita ma è diventata afona”. La pandemia che abbiamo sofferto in questi due anni ha rinforzato la consapevolezza che è sempre più necessario prendersi cura della persona e anche dell’ambiente dove abitiamo, e quali reti di prossimità e di buon vicinato dobbiamo attivare e quali servizi far nascere ad altre attività del territorio, per persone e famiglie in difficoltà.
Che non sia questa la strada per poter innervare ancora questa nostra società che sembra indifferente ad ogni valore religioso? La strada – quella che percorreva anche Gesù – quella della simpatia e della carità!

“Se il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente estraneo al mondo”. (Paolo VI)

È lo stimolo e l’invito anche a questa nostra bella Comunità della Conca, dopo 100 anni di vita, ad essere sale capace di dare sapore, rifuggendo dal rischio di diventare insipido ed essere calpestato dalla gente.

                                                                                                                                         don Augusto Busin

Questo articolo è tratto dal libro:

2022

100 ANNI

Comunità Parrocchiale della Conca 1922/2022© G. De FranceschiInfo ››