Storica azienda sorta su antiche strutture di una filanda, venne fondata nel 1860 da Carlo Facchinetti proveniente dal padovano che ingrandì il fabbricato esistente.
Durante la Prima Guerra Mondiale una parte fu usata come caserma delle truppe austriache. All’inizio produceva lucido da scarpe ed era l’unica azienda italiana che funzionava utilizzando il vapore. In seguito la forza motrice fu prodotta grazie all’acqua della roggia che scorre sul retro e la lavorazione si concentrò sulla produzione di bottoni in metallo.

1948 – Interno Bottonificio Facchinetti, sala presse, in primo piano Giuseppe Thiella (Facchinetti)

Più tardi per la fabbricazione dei bottoni si usò per vari anni l’albumina di sangue. Il lavoro era molto sporco. Infatti, dopo essere stato essiccato e polverizzato, il sangue animale veniva pressato nei vari stampi, cotto e poi lavorato.

1948 – Interno Bottonificio Facchinetti, sala sbavatura e foratura, operaie al lavoro (Facchinetti)

Nel 1921 erano impiegati più di 200 operai e quasi tutte le operazioni erano eseguite a mano.
I dipendenti erano remunerati a cottimo.
Negli anni del dopoguerra nella produzione furono introdotte materie plastiche e poliestere.
A metà degli anni ’50 l’azienda è stata rilevata dai due soci Giovanni Marchetti e famiglia Miola che l’hanno gestita fino a metà degli ’60.
Alla famiglia di Luigi Volpi ed in seguito del figlio Ferdinando era affidato l’incarico di custodi dell’azienda.

Al subentro di Angelo Ravazzi (1910/1987) le maestranze erano una settantina, nella maggioranza donne. Con l’avvento di macchinari sempre più evoluti, il personale è diminuito. Attualmente la produzione è seguita dal figlio Ernesto.
L’azienda aveva la cuca (sirena) per indicare gli orari di inizio e fine lavoro e veniva udita in tutto il rione. Suonava anche a meno venti alle otto di mattina.

Questo articolo è tratto dal libro:

2014

La Conca racconta

Ricordi raccolti dalla viva voce dei concati© G. De FranceschiInfo ››