Giacomo Chilesotti, nato nel 1912 in via Chilesotti alla Conca di Thiene, dopo aver frequentato le elementari a Thiene e compiuto gli studi medi nel Collegio S. Luigi dei Padri Barnabiti di Bologna, si laureò nel 1936 in ingegneria industriale meccanica all’Università di Padova.
Lavorò per qualche anno presso i cantieri navali di Genova e successivamente in quelli di Napoli dove si trovava nel giugno del 1940, allo scoppio della guerra.
Nel dicembre dello stesso anno fu destinato al 4° Reggimento Genio di Bolzano come soldato semplice. In seguito passò nel corpo degli Alpini.
Nel 1941 fu scelto per un corso speciale di addestramento presso l’Istituto Geografico Militare di Firenze, alla fine del quale fu inviato in Africa come guida del deserto.

Dopo la battaglia di El-Alamein del luglio del 1942 ritornò in Italia e fu destinato al Corso Allievi Ufficiali del Genio di Pavia; ne uscì con il grado di sottotenente.
Ritornato a Bolzano, fra le sue amate montagne e di nuovo Alpino, vi restò fino al giugno del 1943 quando si congedò per ritornare a lavorare nei cantieri navali di Napoli.
La notizia dell’armistizio lo colse mentre si trovava al nord, a Genova, presso gli uffici centrali della sua ditta. Decise quindi, data l’incertezza della situazione politica italiana e l’esigenza di prendere un orientamento ben preciso, di ritornare a Thiene, dove iniziò a collaborare con vari gruppi di partigiani veneti ed ebbe modo di incontrare in varie occasioni alcuni sacerdoti del Collegio Vescovile della Conca.
Con loro iniziò a maturare l’idea di far nascere un’organizzazione antifascista che riunisse i vari gruppi clandestini sparsi nell’Alto Vicentino.
Infatti, proprio negli ambienti del Collegio Vescovile, lasciati liberi dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste ivi insediatisi per un breve periodo, ebbero luogo le prime riunioni clandestine che, in seguito, col sostegno di alcuni sacerdoti, diedero vita alla Formazione Partigiana Brigata Mazzini.
Giacomo Chilesotti col nome di battaglia Nettuno ne divenne comandante.
Da sempre Giacomo, agli occhi della popolazione della Conca, era considerato un capo.
Da quel momento la Brigata Mazzini ebbe una grande rilevanza nella lotta per la liberazione ed iniziò una lunga serie di azioni di sabotaggio, di recupero di armi e di disturbo ai nazifascisti in un vasto territorio che andava dai Colli Berici, alla pianura, all’Altopiano di Asiago.
Giacomo era un bravissimo organizzatore e, proprio per questo, era ricercatissimo dai nazifascisti anche con la diffusione di moltissime foto segnaletiche diverse fra loro. In una occasione, a San Rocco di Arcugnano sui Colli Berici, dove lui si era trasferito perché ritenuto un luogo più sicuro, riuscì a sfuggire alla cattura poco prima di un rastrellamento, avvertito in tempo dalla giovanissima staffetta partigiana Ida Turle di via S. Giovanni Bosco.
Alcuni partigiani componenti il gruppo vennero arrestati in varie occasioni, altri rimasero uccisi in scontri armati, molti morirono durante il grande rastrellamento di Granezza sull’Altopiano di Asiago.
Giacomo presiedeva molte riunioni partigiane che si tenevano in vari nascondigli disseminati in tutta la provincia ed a Padova.
Finalmente arrivò il 25 aprile 1945 con la conclusione delle ostilità.
Due giorni dopo, chiamato per un intervento alla Longa di Schiavon nei pressi di Sandrigo, incappò in un posto di blocco e venne fucilato sul posto assieme a Giovanni Carli Commissario Politico della Divisione Partigiana Monte Ortigara e ad Attilio Andreetto Vice Comandante della Brigata Loris. Aveva trentatré anni.
Il cappellano della zona raccolse le povere spoglie che erano state abbandonate sul greto del fiume Tesina, le sistemò all’interno della chiesetta vicina ed avvertì i famigliari.
La signora Chilesotti si recò a Sandrigo per riconoscere il figlio e il giorno dopo la salma fu riportata nella sua casa natale in Conca.
Fu aperta la bara: egli indossava una tuta da meccanico tutta infangata, i capelli e la corta barba erano intrisi di sangue.
Il 3 maggio Giacomo, chiamato anche “L’Uomo Santo dei Partigiani”, ebbe un solenne funerale con altri cinque Partigiani caduti in quei giorni. Chilesotti venne tumulato nella tomba di famiglia e gli altri nella tomba della Brigata Mazzini.
Giacomo Chilesotti fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
In seguito la Città di Thiene, riconoscendogli un alto valore, gli ha dedicato la piazza principale e più recentemente una scuola. Anche il Patronato Maria Ausiliatrice, molti anni fa, scoprì una lapide a ricordo del suo prode ex allievo all’entrata del ricreatorio. Un suo busto è presente anche all’interno del monumento ai caduti.

Questo articolo è tratto dal libro:

2014

La Conca racconta

Ricordi raccolti dalla viva voce dei concati© G. De FranceschiInfo ››