Ivânia Vieira, giornalista, professore presso la Facoltà di informazione e comunicazione dell’Università federale dell’ Amazzonia (UFAM), PhD in Comunicazione, editorialista del quotidiano A Crítica de Manaus, co-fondatrice del Forum delle donne afro-indiane e caraibiche e il Movimento di Solidarietà Donne dell’Amazzonia (Muse). Lei è mia amica. 20 giorni fa ha perso sua madre, Covid. Anche sua nipote e suo fratello hanno contratto il virus e si stanno lentamente riprendendo. Ho ricevuto questo messaggio da lei. Varrebbe la pena farlo conoscere. Ivânia Vieira
Il tempo sarà lungo per tradurre la comprensione della tragedia costruita sulla popolazione dell’ Amazzonia e, in proporzione acuta, quella di Manaus. Guardiamo il tempo per non lasciarci manipolare dalla complicità pubblico-privato per mettere a tacere le urla disperate che echeggiano nelle case, alle porte degli ospedali, nelle strutture sanitarie di base; o il rumore straziante, giorno e notte, delle sirene delle ambulanze che trasportavano persone in agonia; non può cancellare il numero di morti per malattia e morti per mancanza di ossigeno; non può mitigare l’omissione criminale dei governi.
I marchi sono esposti e sanguinanti. Sono diffusi moltiplicati per più di 6mila corpi e più di 6mila famiglie e più di 6mila amici. Che non si lascia gettare sui segni della sofferenza nella calce del mediocre, complice di fare qui la tragedia. Sono installati nei poteri e innescano i seguaci per diffondere l’inchiostro della morte.
Possano i nostri segni di paura e dolore resistere mentre i segni di San Sebastiano resistono e possono, sulle orme di quest’uomo santificato, essere trasformati in un simbolo della lotta contro la persecuzione, la tortura, l’odio e il potere esercitato per annientare le vite.
San Sebastiano, che ha la data di riverenza il 20 gennaio, è un rifugio e una luce sulla strada attraverso la quale siamo chiamati a continuare a camminare. Protettivo contro parassiti, pandemie e disastri, Sebastiano esemplifica determinazione, coraggio e amore per l’Altro. Come soldato ha scelto di essere uno strumento di conforto spirituale, per confortare gli afflitti e per agire contro le persecuzioni e le torture praticate sui cristiani. I segni, a Sebastiano, non sono stati cancellati, ma evidenziati per non dimenticare mai. È una testimonianza di quanto la perseveranza, la tenacia e la cura attiva possano trasformare e liberare i prigionieri.
La nostra incuria e la nostra debolezza nella continua azione per il benessere ci hanno resi ostaggi del progetto più piccolo, degli amanti della violenza e della morte. Hanno rubato il nostro ossigeno e preso in giro il nostro soffocamento. San Sebastiano chiede che la marcia vada avanti e che la volontà di combattere sia maggiore della comoda paura.
Questo mercoledì a San Sebastiano, dalle 7:00 alle 17:00, si celebreranno cinque messe a Manaus, seguite da Facebook e dai social network della Chiesa di San Sebastiano. Sono tante le intenzioni raccolte nelle celebrazioni di quest’anno, tutte hanno un messaggio: amare la vita e darle dignità.
In Amazzonia, segnato nell’anima, sappiamo cosa significa il disprezzo per la vita, l’effetto del tormento prodotto dalle minacce fatte e da quelle in atto. “Come possiamo essere spinti, dalla nostra fede, ad avere uno sguardo di misericordia, compassione, tenerezza e cura per la vita degli altri”, chiede il parroco della Chiesa di San Sebastiano, Frei Paulo Xavier. Possano le nostre risposte essere atti d’amore, come quella del martire Sebastiano. Non tacere e non essere fermo davanti agli inseguitori.

Paulo Tadeu Barausse, Sj.