La Conca deve un grazie particolare a tutte le Suore che, nel Patronato Femminile, in Asilo e in Parrocchia, hanno svolto un’opera preziosa e insostituibile. La loro presenza ha reso possibile lo svolgimento di attività di ogni tipo, non solo didattico.
Nel 1950 monsignor Lino Pertile, Arciprete di Thiene, acquistò, grazie ad una generosa donazione, un grande appezzamento di terreno e il Palazzo Zironda in piazza Martiri della Libertà che destinò a Patronato Femminile per il tempo libero e per dare alle ragazze un addestramento al lavoro.
Le prime suore arrivate per gestire il patronato erano molto giovani (sui venticinque/trent’anni), vennero accolte in uno stabile fatiscente, non avevano quasi nulla da mangiare e spesso qualche famiglia della Conca portava loro qualcosa: uova, un po’ di farina, verdure.

Fra il primo gruppo di suore c’erano le giovanissime suor Romana Pegoraro e suor Marisa Giordan. Rimasero solamente un mese poi furono sostituite da suor Magda Michieletto e suor Gemma Basso che invece vi sono rimaste per molti anni. Il 27 aprile dell’anno successivo il patronato venne inaugurato e fu intitolato alla benefattrice “Anna Rossi ved. Saugo”, proprietaria di un magazzino di stoffe in centro città. Il ricreatorio cominciò ad animarsi anche perché in quegli anni non era permesso alle ragazze frequentare quello maschile.
Qualche tempo dopo, quando le signore Crovato, proprietarie di un fondo adiacente, misero in vendita un terreno, monsignor Lino Pertile, persona con una visione ampia, lungimirante e ottimo organizzatore, si accordò con loro per avere tutto il grande lotto lungo via dei Quartieri, cedendo in cambio quello un po’ più interno verso l’abitazione della famiglia Balasso.

In seguito al fabbricato sono stati eseguiti dei piccoli lavori di adeguamento per poter ospitare le suore e le ragazze più dignitosamente. Sono iniziati anche i primi corsi di filatura e tessitura per i giovani, con l’aiuto di grandi telai posti al piano terra. Fino ad allora agli uomini non era permesso l’ingresso nel patronato femminile. Le ragazze dovevano tenere un comportamento ineccepibile e vestirsi in maniera molto sobria: erano vietati i pantaloni e le maglie senza maniche. Qualche volta, d’inverno, potevano indossare i pantaloni parzialmente nascosti dai grembiuli blu. Si ricorda una ragazzina, con poche possibilità economiche familiari, che d’estate indossava una camicetta regalatale da una zia d’America, con le maniche molto corte e traforata.
Suor Serena Pontello non approvava e un giorno, con una scusa, l’accompagnò nel negozio di stoffe Saugo in centro città e le fece regalare un vestito con le maniche sotto il gomito e lungo fin sotto le ginocchia. Alla ragazza non piaceva il colore, l’indossò per qualche giorno, poi lo accantonò. Era consuetudine che le ragazze, quando si sposavano, non potessero più frequentare il patronato. Negli anni a seguire tale norma è stata lentamente tolta. Nel fabbricato c’erano cinque aule per la teoria ed altrettante per laboratorio, direzione e segreteria. Nel 1953 sono iniziati i corsi annuali di primo addestramento per tessitori a macchina, tessitori a mano, aggiustatori meccanici, rammendatrici seguite da suor Serena e orlatrici di tomaie di scarpe seguite da suor Magda, ricamatrici. Suor Serena Pontello (1891/1963) ha iniziato ad insegnare alle ragazze (che avevano anche solo dodici anni) provenienti da tutta la zona a rammendare (dovevano saldare in modo invisibile le trame mancanti) pezze di stoffa dei lanifici Ferrarin e Franzan che provvedevano alla consegna ed al ritiro. Qualche volta, quando c’era qualche pezza urgente, le ragazze, vestite con il grembiule e senza il cappotto, la riconsegnavano portandola a piedi, appoggiata sulla bicicletta della suora. Alla consegna delle pezze da riparare, che avveniva con un camion della ditta, sul cartellino di ogni singola pezza era segnato il tempo preventivamente stimato, necessario alla riparazione. A fine mese, l’azienda pagava a basso costo il lavoro svolto in base al tempo impiegato.

Dopo la ristrutturazione del fabbricato erano impegnate fino a quaranta ragazze e, quando c’era molto lavoro, tornavano al laboratorio anche dopo il normale orario dalle 19 alle 21.
Al compimento del quattordicesimo anno, le ragazze venivano messe in regola dalle aziende fornitrici, a quel tempo si diceva “a domicilio” e le suore provvedevano a pagare le ragazze: nel 1954 la loro busta paga era di circa 60 lire. Quando il lavoro scarseggiava alle ragazze venivano fatte incartare a mano le caramelle della ditta Boscari di via Dell’Eva. Una bella consuetudine che viene mantenuta fino ai giorni nostri (e sono passati 40 – 50 – 60 anni!) è quella di un gruppo di “ragazze” di quel periodo di ritrovarsi una volta all’anno, per mangiare assieme una pizza e passare una serata in compagnia. Anche Francesco Dalla Rovere, proprietario di un maglificio in via S. Gaetano, iniziò a dare del lavoro da svolgere alle ragazze che frequentavano il Patronato: una dozzina di giovani cucivano assieme i vari pezzi delle maglie precedentemente prodotti in azienda.

Ragazze mentre lavorano le tomaie all’interno del vecchio fabbricato della Scuola Professionale Saugo. (Archivio Parrocchia)

Lo stesso lavoro veniva eseguito anche all’Istituto delle Dorotee di via Corradini. Le ragazze, dopo aver frequentato le scuole elementari, avevano poche possibilità d’impiego perché a quei tempi non c’era molto lavoro e così suor Gemma, che era maestra, alla sera teneva lezioni di italiano, storia, matematica e corsi di dattilografia e stenografia (usata nelle aziende in quel periodo). La madre superiora suor Rosalinda Murer, responsabile di tutto il complesso, era solita alzarsi molto presto al mattino e controllava che non avvenissero furti od altro: all’interno erano custodite molte pezze di stoffa e maglie e gli infissi non erano certo a prova di ladro. Durante il giorno, spesso, si addormentava in piedi appoggiandosi ai muri. Fino al 1960 all’interno del patronato c’era un campo da pallacanestro in terra battuta e a metà degli anni ’50 è stata creata una squadra femminile. L’allenatore era Antonio Vezzaro Motora. In seguito Pierluigi Busellato. Per le trasferte veniva usata l’auto di Giuseppe Sardei e il furgoncino a nove posti della ditta Gemmo.
La squadra era sovvenzionata da Anna Rossi ved. Saugo. Le ragazze, per poter giocare, dovevano indossare calzoncini sotto il ginocchio, le maglie erano di colore blu carta da zucchero con i numeri e la scritta di colore giallo. Durante l’inverno, quando il campo del patronato era impraticabile, le ragazze andavano ad allenarsi allo Stadio Miotto di via Monte Grappa dove c’era un campo da pallacanestro in asfalto (in seguito al suo posto sono stati costruiti gli spogliatoi). Purtroppo per le ragazze era difficoltoso giocare su quella pavimentazione perché non permetteva di scivolare con i piedi ed era facile infortunarsi. Un altro inconveniente era il veloce consumo delle suole delle scarpe e poiché non c’erano le possibilità economiche di acquistarne di nuove, Toni Motora le portava a riparare: vi veniva vulcanizzata una nuova suola. In quegli anni venivano organizzate dalle suore anche delle gite in corriera. Si ricordano quelle a Roma, al lago d’Iseo, a Venezia, mentre, una volta all’anno, le ragazze più meritevoli venivano accompagnate al Santuario di Monte Berico a Vicenza. Per quei tempi erano grandi occasioni di svago. Durante i lavori di ristrutturazione ed ampliamento del Duomo, non si trovò la collocazione della statua raffigurante la Madonna Assunta, così venne sistemata nel cortile del patronato e benedetta il 6 febbraio 1959.

Nello stesso anno è stata organizzata una grande festa per il 50° anniversario di vita religiosa di suor Serena. Suor Magda, molto severa, suonava il pianoforte ed organizzava piccoli spettacoli teatrali con le ragazze. Nel salone c’era una fornita biblioteca di libri per ragazze e ragazzi, le suore erano molto disponibili e contente di darli in prestito. Nel cortile c’erano pochi giochi: alcune altalene, una ruota con dei seggiolini munita di pedali che girava su un binario, un alto traliccio che sosteneva con delle barre un ampio anello al quale erano attaccati con le catene vari seggiolini. Era un po’ pericoloso ma le ragazze si divertivano a girare spingendosi con i piedi o facendosi aiutare dalle compagne.

La cuoca era suor Genesia Forlani, grande lavoratrice, aveva sempre le maniche fate su. Attiguo al cortile aveva un orto dove coltivava vari ortaggi che poi usava in cucina ed un pollaio con alcune galline.

Alla fine degli anni ’50 il vecchio fabbricato è stato demolito ed al suo posto è stato costruito l’edificio attuale, inaugurato nel 1961, di tre piani: i due inferiori adibiti ad aule ed il terzo ad appartamento per le suore. Nel 1971 il pianterreno è stato ristrutturato per far posto all’asilo gestito dalle suore. Negli anni ’80 la Parrocchia della Conca, che nel frattempo era diventata proprietaria di tutta l’area, mise in vendita una grande porzione di terreno lungo l’adiacente via S. Luca. Ottenne in tal modo il finanziamento per la costruzione della nuova Chiesa. Nel Patronato Femminile l’insegnamento della Dottrina Cristiana è iniziato negli anni ’70. Fino ad allora le ragazze dovevano recarsi all’Asilo Ferrarin in via Carlo Del Prete o alle Dorotee in via Corradini perché in Conca c’erano solamente i Gruppi di Azione Cattolica.

Archivio Patronato

Fino al 1976 le suore indossavano abiti molto diversi dagli attuali. Come copricapo avevano una cuffia contornata da un alto bordo plissettato chiamato camuffo di lana molto fine lungo ben otto metri. In testa avevano anche un velo triangolare. Il vestito era ampio ed arrivava alle caviglie. Sulle spalle una corta mantella, che per le cerimonie era sostituita da una lunga fino ai piedi. Appesa al collo portavano una grande medaglia raffigurante due cuori che è il simbolo delle Dorotee ed alla cintola un lungo rosario. Le religiose venivano chiamate usando il nome proprio preceduto dall’appellativo “suor” (suor Magda, suor Gemma, suor Isea), la superiora era semplicemente “la madre superiora”. Le ragazze potevano, una o due sere alla settimana, entrare in patronato maschile per vedere un po’ la televisione sotto il controllo a distanza di don Angelo Piccini. La televisione c’era anche nel patronato femminile, ma alla sera non veniva mai accesa: si riteneva che i programmi non fossero adatti alle suore ed alle ragazze. Fino alla fine degli anni ’70, ai maschi non era consentito entrare nell’appartamento delle suore: lì c’era la clausura. Nel 2007, dopo vari anni di malattia, è deceduta suor Teresa Crema. Aveva 80 anni. Era conosciutissima perché, dal trevigiano, risiedeva a Thiene da molti anni. Inizialmente presso l’Istituto delle Dorotee di via Corradini era portinaia con il nome si suor Ezechiele. Successivamente, in Conca ha seguito l’asilo e le attività della parrocchia. Era molto intraprendente, persuasiva, coinvolgente, amabile. Dal lontano 1951 nel nostro quartiere e parrocchia hanno prestato la loro preziosa opera cinquantasei suore di S. Dorotea fino al 2010, quando, per l’esiguo numero di religiose, la Casa Madre non ha più potuto assicurarne la presenza.

Qui di seguito riportiamo tutti i loro nomi:

  • Sr. Adelina Scaramuzza
  • Sr. Francesca Artuso
  • Sr. Agnesia Longhi
  • Sr. Gabriella Gallina
  • Sr. Alberica Vitari
  • Sr. Gemmamaria Basso
  • Sr. Almarosa Guerini
  • Sr. Genesia Forlani
  • Sr. Almassunta Possagnolo
  • Sr. Giancarla Caspondal
  • Sr. Almateresa Ponchia
  • Sr. Ginamaria Mason
  • Sr. Angela Gheda
  • Sr. Liliana Morbi
  • Sr. Annapaola Mazzucco
  • Sr. Magda Michieletto
  • Sr. Annapia Pieretti
  • Sr. Maria Alberta Rampi
  • Sr. Annassunta Guerini
  • Sr. Marilisa Galbusera
  • Sr. Assuntilla Munarolo
  • Sr. Marisa Giordan
  • Sr. Carolina Condotta
  • Sr. Maura Caldara
  • Sr. Claudia Fantin
  • Sr. Maurina Bravo
  • Sr. Clementina Botter
  • Sr. Michelangela Grassel
  • Sr. Coletta Vigutto
  • Sr. Riccarda Rebellato
  • Sr. Costanza Favarato
  • Sr. Rita Maria Lazzarin
  • Sr. Elena Leoni
  • Sr. Ritangela Milan
  • Sr. Eletta Bertuzzi
  • Sr. Romana Pegoraro
  • Sr. Eliana Galetti
  • Sr. Rosalinda Murer
  • Sr. Elisea Fontarinial
  • Sr. Roselda Dalla Zanna
  • Sr. Elsamaria Frigerio
  • Sr. Salvina Martinello
  • Sr. Emanuelita Vanin
  • Sr. Scolastica Favretto
  • Sr. Enedina Zarattin
  • Sr. Serena Pontello
  • Sr. Eugenia Scanacapra
  • Sr. Serena Tiranelli
  • Sr. Eulalia Ferronato
  • Sr. Terenzia Basso
  • Sr. Fabia Boffo
  • Sr. Teresa Crema
  • Sr. Feliciana Arioldi
  • Sr. Ulderica Bonetto
  • Sr. Felicita Bastianon
  • Sr. Umberta Favaro

Nel corso degli anni, alcune giovani della Conca hanno accolto la chiamata del Signore ed hanno intrapreso la vita religiosa: Bartolomea Dal Maso di via S. Gaetano, Nadia Attilia Marzaro di via S. Giovanni Bosco, Claudia Menegozzo di via S. Filippo Neri , Manuelita Scapin di via Chilesotti, Serena Tiranelli di via S. Filippo Neri, Maria Assunta Zocca di via G. Marconi, e, fatto inconsueto, quattro sorelle: Maria Antonietta, Gaetanina, Rina e Luigina Longhin di via G. Marconi.

Questo articolo è tratto dal libro:

2014

La Conca racconta

Ricordi raccolti dalla viva voce dei concati© G. De FranceschiInfo ››