Nella seconda metà degli anni ’30 il Patronato venne ingrandito, furono inaugurati nuovi locali e aggiunta una nuova ala alla Chiesa.
Venne costruito anche un teatro piccolo ma molto bello con circa 200 posti a sedere dove iniziò ad esibirsi la Filodrammatica che era sorta nel 1925, voluta da don Pieretto Bonato e che fino ad allora si era dovuta accontentare di un piccolo spazio.
Era seguitissima e il teatro era sempre tutto esaurito. Alcuni titoli delle commedie di quei tempi, “Occhi di Falco”, “Raggio di Sole”, sono ricordati ancora ai nostri giorni. L’insegnante del gruppo di attori era un professore del Collegio Vescovile, don Pietro Bernardi e si ricordano i nomi di alcuni primi attori: Giacomo Barausse, Giuseppe Bertoldo, Giuseppe Brusaterra, Francesco Dalla Rovere, Orazio Marzaro e Luigi Sardei che interpretava “Nerone”.
Nel 1926 il gruppo si rinnovò ed entrarono anche altri interpreti: Francesco Balasso, Luigi Balasso, Giovanni Battista Belvedere, Giuseppe Binotto, Marco Bonato, Gino Busellato, Antonio Campesan, Adriano Conzato, Gino Conzato, Bepi Corradini, Alfonso Dal Carobbo, Vittorino Monico Dal Ferro, Santin Dalle Carbonare, Antonio Dal Zotto, Ostelvio Destro, Irino Fanton, Livio Finozzi che aveva una bella voce bianca e cantava l’Ave Maria, Giovanni Lovisetto, Ninin Molon Antonio Miotto, Ruggero Marzaro, Chichi Meneghini, Lina Pasquale, Nino Savio, Battista Sola, Carlo Tartaria, Giuseppe Vanzo bravo a cantare.

Don Mario Stella, insegnante del Collegio Vescovile, oltre a fare l’attore, insegnava le varie battute. In seguito è stato Parroco a Centrale di Zugliano. Anche il concato don Francesco Sardei partecipava come attore alle varie rappresentazioni, mentre don Piero Bernardi insegnava agli interpreti a cantare nella commedia “Il mio sole splende a Chartum”.
Luciano Saccardo era sceneggiatore, costumista e truccatore. Pieretto Bonato disegnava gli scenari.
I titoli delle commedie erano: “E se così fosse”, “Credo”, “Fortunato e Gelsomina”, quest’ultima interpretata da Bruno Fortunato che era cieco.
In una commedia c’era il povero che aiutava il ricco. Un anziano a servizio presso una famiglia benestante, allorché questa andò in rovina, con i suoi risparmi aiutò i padroni.
A don Pieretto Bonato, che spesso si posizionava all’interno del buco (sotto al palco al freddo) a suggerire le battute agli attori, piaceva la commedia scritta da monsignor Giuseppe Flucco, arciprete del Duomo di Thiene, dal titolo “Al Ricovero” e desiderava che venisse rappresentata frequentemente. Le prove venivano fatte in cucina di don Pieretto: lui mangiava un oveto coto e un po’ di verdura, i ragazzi imparavano le battute.
Era un teatro con soli interpreti maschili, anche se una scena prevedeva la presenza femminile questa non compariva mai, si faceva solo finta che ci fosse.
I ragazzi, per sembrare più anziani, usavano lo stròpolo (tappo in sughero) affumicato sul fuoco per disegnarsi i baffi.
Per entrare in teatro il pubblico non pagava, ma era sottinteso “Ingresso Libero Mediante Offerta”.
Il gruppo si è sciolto nel 1942 perché vari componenti hanno dovuto partire per la guerra.
Nel dopoguerra e negli anni ’50 un gruppo di attori ha ripreso le rappresentazioni per allietare le feste che si svolgevano in Patronato. Ruggero Marzaro faceva il regista, l’autore e l’attore dei varietà musicali con il maestro Mario Sterchele (1916/1969) al pianoforte (impiegato all’ inam, suonava l’armonio durante le S. Messe in Conca e spesso accompagnava, con l’organo, le varie cerimonie in Duomo) e suo figlio undicenne Olinto alla batteria che veniva continuamente incitato dal padre “dai Olinto bati!”.

Si ricordano i titoli delle rappresentazioni: “Su e giù per l’Italia” e “Il passerotto di S. Remo”.
In quegli anni erano poche le persone che possedevano un’auto. Per portare l’ingombrante batteria di Olinto nei vari luoghi dove il gruppo si esibiva, spesso si offriva Francesco Dalla Rovere con la sua Giardinetta dalle caratteristiche fiancate in legno.
Gli interpreti erano Gaetano Barausse, Gesuina Bettanin, Eligio Bonato, don Gianni Dalla Rovere, Luciano Dall’Igna, Artemio De Marchi, Mario Gallio, Giuliano Illesi che cantava le canzoni di Tony Dallara, Cesare Longo, Mario Lovisetto, Aldo Meneghini, Nico Meneghini, Valentino Faccin ed altri di cui non si ricordano i nomi.
Negli anni ’60, l’ultimo gruppo di attori che si formò era composto da Piero Barausse, Giuly Dal Maso, Michela Miotto, Vasco Dal Zotto che suonava la chitarra e cantava, Mario Bonato molto bravo a cantare la canzone di Bobby Solo “Cristina”, “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano e “Mule Skinner Blues” (Blues del Mandriano) accompagnato dal chitarrista Artemio De Marchi. Antonietta Edoardi cantava “Tu solamente tu”.
Aldo Meneghini e Nico Meneghini eseguivano vari intermezzi comici. Uno dei musicisti era Massimiliano Max Tavella. Antonio Zordan era addetto ai microfoni e all’impianto audio.
Si ricorda il titolo della canzone cantata da Maria Miotto “Una rosa da Vienna” presentata da Anna Identici al Festival di Sanremo del 1966.
In seguito il gruppo ha continuato le sue esibizioni al teatro delle Opere Parrocchiali del Duomo anche perché a metà degli anni ’60 il teatro della Conca venne smantellato.
Verso la fine del decennio, nella sala bar, il complesso “The Golden Voices” (Le voci d’oro) allietava le serate di festa.

Questo articolo è tratto dal libro:

2014

La Conca racconta

Ricordi raccolti dalla viva voce dei concati© G. De FranceschiInfo ››