C’è un modo di scrivere la storia della propria comunità che è fatto di tenerezza, emozioni, trasporto, che parte dalla conoscenza che si ha degli avvenimenti, ma si traduce poi in vita vissuta. E’ il modo di scrivere degli appassionati di storia locale, scrittori per passione e non per mestiere, per arte e non per titoli accademici. E’ il modo in cui Giacomo Barausse ha scritto, nel 1988, la sua “Breve storia della Conca”, entrando in punta dei piedi tra le pieghe di quella storia, facendo scoprire con delicatezza, al lettore, uno stralcio di vita  della sua Comunità. Facendogliela amare.

L’anno di pubblicazione non è casuale: nel 1986 la Conca è stata riconosciuta Parrocchia anche dallo Stato italiano, nel 1987 è stata inaugurata la nuova chiesa parrocchiale, perché, come scrive Barausse, “la nostra zona ha avuto un notevole sviluppo, difatti sono stati costruiti molti nuovi edifici, fabbriche, condomini, villette e così la nostra antica chiesetta dei Conti Thiene si è trovata ad avere dimensioni ridotte”.

Già il primo parroco, don Renzo Pizzato, quando la Conca venne riconosciuta come  Parrocchia dal Vescovo fra Girolamo Bortignon il 1° gennaio 1980, “aveva fatto disegnare una nuova chiesa che avrebbe dovuto sorgere, dietro il Patronato Rossi Anna Saugo, fra via Valsugana e via Quartieri, sul terreno di proprietà della nostra Parrocchia”.

Ma la cosa non ha seguito, perché il parroco viene trasferito e il progetto non aveva ancora ricevuto l’approvazione delle autorità competenti.

Il nuovo parroco, don Francesco Calore, si mise d’impegno per realizzare la nuova chiesa. Il progetto fu affidato all’ingegner Gabriele Thiella, i lavori di costruzione furono affidati alla ditta Giuseppe Munaretto. La chiesa fu realizzata demolendo alcuni vecchi edifici, quali la sala del bar e del cinema e gli spogliatoi del campo da calcio.

Ma anche don Francesco Calore fu trasferito ad altra parrocchia e così “il delicato incarico della finitura”, scrive Giacomo Barausse, “passò al nuovo parroco, don Andrea Stevanin, che, con spirito e volontà tenaci, riuscì a portare a compimento il difficile problema”.

Ma lo scrittore, accanto alla grande soddisfazione per la nuova chiesa finalmente realizzata, prova anche un sottile senso di nostalgia per la Chiesa di San Girolamo e San Gaetano che viene messa in disparte. Immagina le molte cose tristi e liete che la chiesetta, se potesse parlare, avrebbe da raccontare, i molti cuori che hanno ricevuto da Dio grazie e favori di cui la chiesetta è stata testimone, il rammarico della piccola chiesa per essere stata superata dalla nuova chiesa. Ma scrive anche, rivolgendosi direttamente alla chiesetta, che “la famiglia parrocchiale, anche se ti lascia, ti vivrà accanto, i suoi figli verranno a te, come da vecchi si ritorna ove si è nati e dove ci sono i ricordi più sacri”.