Breve storia della Conca – Articolo 5°

La Conca e la sua vocazione artigianale
Dopo la crisi portata dall’epidemia di peste di inizio ‘600, “riprese l’attività artigianale, tornarono la volontà e la fiducia e la passione del lavoro”, scrive Giacomo Barausse.Thiene a quell’epoca, e fin verso la fine dell‘800, fonda la sua prosperità su varie attività tessili. Ci sono tre filatoi di lana, alcune filande, laboratori di canapa, fabbriche per cappelli di feltro e altri piccoli laboratori.Ma quando, a fine ‘800, inizia l’attività delle grandi industrie, alcuni laboratori sono costretti a chiudere.

Rimangono in attività la ditta Facchinetti, che produceva lucido per scarpe, bottoni e un liquore, la filanda Mioli e la Conceria Munarini.
Nei primi anni del ‘900 si sviluppa a Thiene l’artigianato delle calzature, specialmente in Conca. “Passando per le strade si vedeva in quasi tutte le case il banchetto da calzolaio con l’immancabile uccellino appeso al muro, che cinguettava”. Ma era un mestiere che, per dare da vivere a una famiglia, richiedeva 14-15 ore di lavoro al giorno.

Breve storia della Conca – Articolo 6°

La crisi di inizi ‘900

Con gli inizi del ‘900 si diffonde una situazione di crisi e di precarietà, che Giacomo Barausse descrive così:
“Le famiglie avevano bisogno di cibo e legna per l’inverno… I contadini erano preoccupati perché venivano asportati i ceppi delle siepi (‘soche’) e rubato il granoturco, le patate, ma in modo particolare venivano presi di mira i pollai.

I campi di frumento dopo il raccolto venivano accuratamente spigolati dai poveri.Per le strade si vedevano grappoli di bambini scalzi stracciati, seduti per terra a giocare le carte”.
“A quei tempi parlare di Conca significava alludere a luogo da stare alle larghe” per via “di alcuni furti, di qualche ubriaco e di qualche zuffa, tutte conseguenze della mancanza di lavoro e della povertà che facevano perdere la testa. L’Arciprete Mons. Dell’Eva mandava spesso il suo aiuto alle famiglie più bisognose…”.

“In queste condizioni – scrive ancora Barausse – nel 1911 l’aumento del prezzo del pane fu la scintilla che accese gli animi. Una colonna di centinaia di donne e uomini… partì dalla Conca e si diresse verso il palazzo municipale.
Vi fu una grande sassaiuola contro i balconi, le luci e le porte, ma nessuno osò entrare.La colonna di popolo si diresse verso la Villa del Sindaco, sfondò il cancello di ferro, invase il cortile e la stalle, danneggiando molte cose.Intervenne la polizia a cavallo di Vicenza e fece alcuni arresti. La situazione tornò presto calma, ma qualche giovanotto e alcune donne dovettero fare parecchi mesi di carcere”.

Breve storia della Conca – Articolo 7°

La Prima Guerra Mondiale

Con l’entrata in guerra dell’Italia, e soprattutto dopo la Strafexpedition del maggio 1916, la Conca è stata ancora protagonista. Ha pagato in termini di vite umane, con morti e feriti tra gli uomini della contrada reclutati per la guerra, ed è stata luogo di accoglienza.
I soldati italiani furono alloggiati nelle fattorie De Meda, Binotto, Balasso, dai signori Zironda e Facchinetti, nella filanda Mioli, presso le Suore Dimesse.Nella Conceria Munarini furono alloggiati i profughi fuggiti da Asiago, “mentre nella soffitta di Dalle Carbonare in Via S. Rocco misero i prigionieri austriaci”.E concludiamo la nostra breve storia con queste parole di Giacomo Barausse che ci lasciano intuire la fede  semplice, e al tempo stesso profonda, della gente della Conca:“La Madonna tanto supplicata e invocata, all’Olmo e a Monte Berico, non permise che Thiene e Vicenza venissero invase dagli Austriaci, evitando danni e distruzioni incalcolabili.

Persone degne di fede raccontarono che Thiene era sempre avvolta da una foschia che non permetteva agli aerei nemici e ai cannoni del Monte Cimone di bombardarla efficacemente. Fu colpita ma non gravemente”.

Bibliografia: G. BARAUSSE, “Breve storia della Conca”, 1988.